Un esordio letterario forte, quello di Emanuela Canepa con L’Animale femmina, edito da Einaudi e vincitore del Premio Calvino 2017, assegnato proprio ai nuovi autori.
La protagonista è Rosita Mulè, una giovane che vive in un paesino della provincia di Caserta, piccolo e triste, dove tutto le provoca sofferenza, soprattutto il controllo da parte della madre. Così, decide di andare via, di trasferirsi a Padova, principalmente per studiare Medicina.
Trascorrono 7 lunghi anni e Rosita non ottiene granché: lavora in un supermercato ma ciò toglie tempo allo studio; frequenta un uomo ma è già sposato e lo vede una volta al mese, quando va bene. Vorrebbe concludere qualcosa nella sua vita, realizzarsi in qualche modo, ma tutto sembra difficile e insoddisfacente. Alla vigilia di un Natale, però, c’è una piccola svolta: conosce un anziano avvocato, Ludovico Lepore, elegante, dai modi signorili, che si interessa a lei e la assume come segretaria part-time affinché possa guadagnare di più e dedicare maggior tempo allo studio. Sembra un sogno, invece è l’inizio di un incubo. L’uomo, infatti, si dimostra ruvido e la manipola con una serie di discorsi misogini, la tormenta psicologicamente, approfitta della sua posizione per umiliarla considerando le donne come “animali interessanti”. Ciò trasforma la ragazza che, ora, si sente in gabbia. Tuttavia, è proprio in questa condizione che Rosita impara ad essere libera.
Indubbiamente, L’Animale femmina è un romanzo forte, diretto, con personaggi complessi e ben caratterizzati nei pensieri e nelle azioni. Rosita appare incerta, sofferente, senza pretese, abituata al silenzio e ad obbedire, finché non subisce una significativa trasformazione grazie ad una scelta sbagliata. Lepore, del quale l’autrice fa una rievocazione del passato per descriverlo al meglio, è “ombroso e cinico”, pieno di pregiudizi, pensa male di tutti e riversa la sua insoddisfazione personale sulle donne. La madre di Rosita, invece, è vecchio stampo, ossessiva, rigida in ogni azione, non fa mancare nulla alla figlia se non la cosa più importante, cioè l’amore.
L’Animale femmina ha uno stile semplice ma un lessico ricercato; dal titolo potrebbe sembrare un inno femminista opposto al maschilismo, invece è una profonda indagine della mente umana. L’evoluzione personale di Rosita dà a tutti una speranza di riscatto; tuttavia, deve toccare il fondo per poter ritrovare se stessa e risalire, acquistando sicurezza e imparando a riconoscere i propri limiti per poterli superare.
Emanuela Canepa, di origine romana ma padovana di adozione, è bibliotecaria presso l’Università di Padova. Da sempre vive in mezzo ai libri e questo è il suo primo romanzo.